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IL RAP DEL DISOCCUPATO
Lavoro lavoro
lo cerco da una vita
e per averne uno farei anche come Anita
che pur di lavorare batteva sui vialoni
e per arrotondare aggiustava anche i lampioni.
Sono stato a lavorare ai mercati generali
scaricavo le cassette, riordinavo gli scaffali
ma dopo dieci giorni mi han cacciato via
e han dato il mio posto a un figlio di Maria.
A ‘sto cattivo gioco devo fare buon viso
perché son l’unico fesso senza santi in paradiso.
E senza conoscenze, senza raccomandazioni
ormai non trovi asilo nemmeno tra i barboni.
Se ti metti ai semafori ti mandano a cagare
gli fa davvero schifo vederti accattonare.
Perché quando ti vedono senza casa ne lavoro
son colti dal terrore che capiti anche a loro.
In questa società dal meccanismo perverso
puoi sperare di campare solo se non sei diverso.
E intanto sono sempre in mezzo ad una strada
e ho perso la speranza che un miracolo accada.
Ormai non so nemmeno se mangerò domani
se avrò un tetto stanotte, anche una cuccia per cani.
Mi tocca sopportare anche le mene dei borghesi.
Ma a loro che gli frega se ormai sono tre mesi
che dormo sotto i ponti, che mangio tra i rifiuti
e non trovo nemmeno un cane che mi aiuti.